Siamo agli inizi del ‘900. A realizzare il primo collage furono due grandi pittori: BRAQUE e PICASSO.
Sperimentarono questa nuova tecnica selezionando alcuni ritagli di giornale, li incollarono poi direttamente su tela e completarono la composizione con olio, carboncino e matita, strumenti tipici dell’epoca.
Diceva Pablo Picasso “Non desideravo più illudere l’occhio, volevamo confondere la mente.”
E allora l’osservatore era portato a percepire quella che per l’epoca era considerata una stranezza, ammirava l’opera ma non solo, veniva anche spinto a chiedersi il perché.
Per i FUTURISTI il collage era considerato un mezzo per “Dire più veloce, più forte.”
Parole e immagini vennero avvicinate dagli artisti per esprimere la propria posizione, soprattutto in politica. L’opera d’arte si fa manifesto politico.
Anche nel DADAISMO questa tecnica viene impiegata per mettere in dubbio una posizione, quella della classe borghese.
Siamo infatti a ridosso della seconda guerra mondiale e attraverso l’assurdo accostamento di figure, oggetti d’uso quotidiano, parole, gli artisti ottengono immagini cariche d’ironia.
Chi si trova davanti all’opera è spinto a risolvere enigmatici rebus e per la prima volta la fotografia viene impiegata nel collage.
Negli anni ’20 la tecnica del collage è stata utilizzata anche nel SURREALISMO.
Spazio ai sogni, alla parte inconscia. Il risultato erano opere irrazionali, fantasiose e spontanee.
Nelle sue più infinite varianti quella del collage è una tecnica arrivata fino ai nostri giorni.
L’artista, oggi come allora, resta libero di esprimere tutto se stesso, senza limiti di tecnica, soggetto e materiale.